Pensiero verde

Pubblicato su “Il GIORNO” del 28 ottobre 2021

Milano riparte, la cultura riapre i battenti di teatri, sale da concerto, musei e gallerie.

La condivisione di momenti piacevoli e stimolanti non è più vietata. Ascoltiamo musiche e gustiamoci i balletti, incantiamo i nostri occhi con le tele dipinte dei musei e delle mostre, possiamo nuovamente ballare pur con le dovute distanze. Anche se ci avviamo alla stagione invernale e il verde clorofilla delle foglie si appresta a lasciarci per qualche mese, nella mente e nel cuore dei milanesi si concentra in questo particolare momento un bisogno di rinascita che posso identificare solo col colore verde.

1080px il castello sforzesco visto dal parco sempione - Artemisia

Il suo nome ha origine da “viridis”, dal latino “vivace”. Colore secondario, è composto di giallo e di azzurro, due colori con caratteristiche piuttosto distanti. Il giallo è attivo, luminoso, vitale e radiante; è il colore dell’intelligenza e della chiarezza mentre il blu è silenzioso, recessivo, riposante, muto e distante. Il verde rappresenta, mescolando le due attitudini, una promessa di crescita, una speranza di eventi futuri che si svilupperanno e simboleggia per sua natura la giovinezza (anni verdi, appunto).

Il Dio Osiride era chiamato “Il Grande Verde”, colui che resuscita dopo la morte.

Spesso la natura di questo colore può apparire instabile essendo composto da una contraddizione, tuttavia, stimola ad aprire il cuore agli altri e porta un’energia di pace e armonia tra le persone.

Un’azienda tedesca nel 1800 mise a punto una tintura verde nota come “verde di Parigi”, molto brillante che ebbe un immediato successo e venne usata non solo per i colori da pittura ma per i tessuti, le tappezzerie, le decorazioni, gli oggetti e anche come decorazione gastronomica.

Risultò poi essere un venefico intruglio, essendo formato da una mescolanza di rame e arsenico. Ebbe a suo carico un gran numero di avvelenamenti e forse anche la morte di Napoleone.

Il verde è una tinta che cambia facilmente di significato per le variabili delle sue componenti. La vivacità intellettuale del giallo, la sua brillantezza, si fondono con l’introspezione e la distanza psicologica del blu.

Perciò, la fusione di queste due tinte produce una mescolanza dei due significati che cambiano in relazione alla quantità. Molti modi di dire ce lo testimoniano: essere verde di rabbia, verde speranza, essere al verde, verde bandiera, gli occhi verdi della gelosia, mostro di Shakespeariana memoria.

Il verde ricorda la natura, il legame con la terra e la fertilità. La pubblicità si è appropriata di questi significati e li utilizza, ad esempio, per indicare la carica energetica, l’attività interiore, il senso della freschezza e della verità, l’allegria, la comodità e la rassicurazione perché un certo tipo di verde, equilibrato, è rassicurante e promette affetto e protezione.

Ne accettiamo l’augurio insieme con la necessità di far germogliare dentro di noi una coscienza verde (green), più minuziosa e puntuale, partendo dalle piccole cose, come non sprecare acqua, non buttare i mozziconi a terra, separare puntualmente il pattume o adottare uno spazio verde del Comune di Milano sull’apposito portale; contribuire, insomma, nel nostro piccolo, all’edificazione di un mondo migliore.

Un antico proverbio milanese recita: ogni ranin fa el so brudin.

Emanuela Volpe

Milano e il colore

Il colore ci circonda, ci condiziona, ci fa stare bene o malissimo; il colore arreda, decora, rende diverso il volume o la distanza degli oggetti e li fa apparire pesanti o leggeri, interferisce con il gusto e l’olfatto e ci fa venire sonno oppure ci sveglia.

Se dovessi dire di che colore è Milano, sottraendo le suggestioni temporanee delle pubblicità, o i graffiti che la affratellano a mille altre città e ignorando le poche (per fortuna) bizzarrie cromatiche su antiche case che ricordano indecorose nonne travestite da nipoti, penserei per primo al giallo, colore dell’intelligenza, del dinamismo e della felicità.

giallo milano scaled - Artemisia

Il giallo Milano fu voluto da Maria Teresa d’Austria per ragioni economiche sulle case di ringhiera, per mitigare il fumo giallastro prodotto dai camini che oggi ritroviamo sui tram. sulle bike sharing e che per molti anni è stato la livrea dei taxi prima che divenissero bianchi.

La “scighera” (la nebbia milanese), un tempo colpevole dell’attenuazione cromatica del paesaggio e tributaria di un’ispirazione leonardesca (pare), è un fenomeno ormai quasi scomparso.

Il colore riprende, col variare del clima, il suo giusto posto nella vita dei milanesi, con  il verde dei suoi 54 parchi, l’azzurro dei suoi molti corsi d’acqua, navigli, rogge, fontanili, cave, laghetti pieni di pesci e gamberi d’acqua dolce e la darsena, coi suoi cigni e i suoi germani reali; i giardini segreti, verdissimi, che si vedono solo dall’alto, nei cortili e nei quadrilateri delle case del centro, nel rosa dei fenicotteri di villa Invernizzi, o nelle 55 vetrate del Duomo che in un tripudio di azzurri, rossi, verdi e gialli, proiettano pennellate di luce colorata all’interno.

A quanto racconta un manoscritto della biblioteca Trivulziana, un certo Mastro Valerio di Fiandra lavorava alle vetrate del Duomo ed aveva un assistente che miscelava sempre lo zafferano nei pigmenti per aumentarne la brillantezza. L’idea di metterlo nel risotto nata dallo scherno per quest’ultimo ha creato il risotto giallo, che in precedenza era fatto solo col burro.

Sempre in ambito mangereccio, il giallo splende sulla cotoletta nelle due varianti, viennese e milanese propriamente detta, o nel panettone, in dialetto Panetùn nato, secondo la leggenda, dall’errore di un garzone, certo Toni, alla corte di Lodovico il Moro.

Tito Livio racconta che il celtico Belloveso, dopo aver sconfitto gli Etruschi, incontrò una notte una scrofa semi-lanuta che gli indicò dove fondare la città e che per questo si chiamò Medio-lanum.

L’animale è rappresentato in forma di cinghiale bianco su un capitello del Palazzo della Ragione nel centro medievale della città. Un artista moderno, Matteo Rubbi, a ricordo dell’episodio ha raccontato il cielo stellato di quella notte con un’installazione permanente a Citylife, formata da più di cento stelle di marmi policromi, incastonate nel pavimento.

L’oro, preziosa sublimazione del giallo, è il colore della Madonnina che dall’alto dei suoi 108,5 metri, non doveva essere superata da nessun edificio. Il grattacielo Pirelli e la torre Isozaki (Il dritto) per farsi perdonare l’infrazione esibiscono due Madonnine in miniatura sulle sommità.

Nella Galleria Vittorio Emanuele, conosciuta come il “salotto di Milano”, il regolamento comunale prevede che tutti gli esercizi debbano avere le scritte delle insegne color oro su sfondo nero: perfino McDonald’s ha dovuto a suo tempo inchinarsi a questa regola.

Il colore di Milano: come tutti i grandi amori richiede attenzione e un po’ di tempo per essere scoperto: Festina Lente (affrettati con lentezza).

Emanuela Volpe                                                                 pittrice- docente- consulente del colore IACC